Spazio collettivo
Materiali per una rivoluzione culturale
Pagina 2
Dossier Quando la Cina pareva vicina
Dalla rivista «Internazionale»
di Junko Terao
Un ritorno sui luoghi delle riprese effettuate dalla RAI nel 1972 nella Cina di Mao Zedong sotto la direzione del regista Michelangelo Antonioni.
Inauguriamo una nuova sezione del sito intitolata “Dizionario del marxismo”. Vi saranno via via inserite le definizioni dei termini più importanti utilizzati da Marx ed Engels nelle loro opere: nozioni, concetti, categorie già studiati da altri pensatori, filosofi, economisti, ma che i due fondatori del socialismo scientifico hanno sviluppato e a cui hanno dato nuovi significati. E allora cominciamo con Alienazione, Forza-lavoro, Merce, Salario, ecc.
Dal sito «DOPPIOZERO»
Enzo Traverso
(Roma-Bari, Editori Laterza, 2024)
recensione di Marco Revelli
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«La distruzione di Gaza è una conseguenza dell’attacco del 7 ottobre o l’epilogo di un lungo processo di oppressione e sradicamento? I palestinesi hanno il diritto a resistere all’occupazione? Parlare di genocidio è antisemitismo? Enzo Traverso, uno dei più autorevoli storici del nostro tempo, va alla radice del conflitto israelo-palestinese chiamando in causa la storia e offre una interpretazione critica che rovescia la prospettiva unilaterale dalla quale ci siamo abituati a osservare ciò che sta accadendo a Gaza» (dalla quarta di copertina).
Presentiamo una recensione che del libro di Traverso fa Marco Revelli, un politologo più che mai impegnato nell’analizzare i guasti della nostra civiltà contemporanea.
Angiolo Gracci (Gracco) (1920-2004).
Fonte della foto: https://ferdinandodubla.blogspot.com/2012/04/angiolo-gracci-un-comunista-testa-alta.html
A 20 anni dalla morte di Angiolo Gracci, figura storica della Resistenza fiorentina
🔴 di Paolo Mencarelli 🔴
La continuazione della Resistenza al nazifascismo portata nelle aule dei tribunali dall’avvocato Angiolo Gracci, sempre dalla parte della Costituzione nata dalla lotta partigiana.
Dal sito di «la Nef»
Emmanuel Todd
(Roma, Fazi Editore, 2024)
recensione di Christophe Geffroy
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«La sconfitta dell’Occidente, a cui fa riferimento il titolo di questo saggio dello storico e sociologo francese Emmanuel Todd – bestseller in Francia con oltre ottantamila copie vendute –, è duplice. Si tratta infatti di una sconfitta esterna, la guerra in Ucraina, ma soprattutto di una sconfitta interna: il declino demografico, morale ed economico delle società occidentali. Todd chiama in causa le classi dirigenti dell’Occidente, in primis quella degli Stati Uniti, con il conflitto russo-ucraino a fare da lente di ingrandimento e a contrapporre, secondo l’autore, una Russia stabilizzata, di nuovo grande potenza, a un Occidente in preda al nichilismo e in crisi irreversibile di egemonia. Utilizzando le risorse della sociologia, dell’antropologia e dell’economia, Todd pone a confronto le “oligarchie liberali occidentali” con la “democrazia autoritaria russa” per spiegare le ragioni profonde dei cambiamenti geopolitici in atto» (dalla quarta di copertina).
Presentiamo un’analisi del controverso testo di Todd, appena uscito anche in Italia per Fazi Editore, comparsa sulla rivista cristiana francese «la Nef».
Locandina che annuncia l’uscita a puntate di Germinal sul giornale «Gil Blas» (25 novembre 1884).
Fonte dell’immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Germinale_(romanzo)#/media/File:Gil_Blas_-_Germinal.jpg
Pagine di letteratura
di Émile Zola
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Il romanzo Germinal fu inizialmente pubblicato a puntate, come feuilleton, sul quotidiano «Gil Blas» a cavallo tra il 1884 e il 1885, e in seguito raccolto in volume. Si tratta del tredicesimo libro del ciclo de «I Rougon-Macquart» (1871-1893) ed è dedicato alla condizione dei minatori del Nord della Francia e alla nascita di un movimento di lotta sindacale e politica per la loro emancipazione nel bel mezzo della seconda rivoluzione industriale. Ne presentiamo qui di seguito il capitolo iniziale, che offre un quadro desolante della realtà socio-economica e dell’abbrutimento di intere generazioni di lavoratori vittime dello sfruttamento capitalistico.
Émile Zola (1840-1902), principale esponente del naturalismo francese, fu scrittore e intellettuale democratico, sempre pronto a denunciare le ingiustizie, sia di ordine economico-sociale che di ordine culturale, come dimostrato dalla sua lettera aperta accusatoria del 1898 (J’accuse…!) nell’“affaire Dreyfus”, a cui in futuro dedicheremo spazio in questo sito.
Ernesto “Che” Guevara (1928-1967).
Autore della foto: Alberto “Korda” Gutierrez.
Fonte della foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Che_Guevara#/media/File:CheHigh.jpg
«Il Che riteneva che una componente necessaria nella costruzione di una società socialista fosse la creazione di un “uomo nuovo socialista”, libero dai tratti egoistici e individualistici comuni agli individui che vivono all’interno dei rapporti di produzione capitalistici. Per il Che, ogni rivoluzionario dovrebbe sforzarsi di incarnare il nuovo uomo socialista nelle sue azioni, essendo onesto, laborioso, studioso e disposto a lavorare per il bene della società collettiva».
Dalla rivista online «L’ospite ingrato»
Luca Mozzachiodi
Saggisti e scrittori nelle riviste della nuova sinistra (1956-1967)
(Pisa, Pacini Editore, 2024)
recensione di Giuseppe Muraca
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Un saggio che offre un panorama completo di ciò che, dal punto di vista culturale e intellettuale, si mosse a sinistra del PCI dopo l’anno di svolta 1956: la nascita di numerose riviste, la pubblicazione di molti saggi importanti che cercarono di ridefinire e riattualizzare il marxismo e di ridare vigore a un’idea del socialismo che si era affossata e incancrenita nelle chiusure della fase stalinista.
Dal quotidiano «il manifesto»
di Iain Chambers
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«Siamo al punto che non ci è permesso condannare il caso di genocidio più pubblicizzato del secolo attuale. Anche solo nominarlo e sottolineare l’orrore e l’oscenità etica e politica di tutto ciò».
«Anche noi stiamo diventando Israele, una società controllata con una rigida ideologia militarizzata. Anche a noi viene chiesto di considerarci costantemente minacciati dai migranti, dall’Islam e dal mondo non bianco, mentre l’Occidente si contrappone al resto del pianeta. Ma le vittime della mappa coloniale non sono né bianche né europee. Sono arabe».
Anton Čechov (1860-1904).
Fonte della foto: https://godliteratury.ru/articles/2020/01/28/chekhov-kak-zhurnalist-yekstremal
Questo racconto di Anton Čechov (1860-1904) risale al 1883. È molto famoso e offre la possibilità di vedere alcune delle caratteristiche dello stile narrativo dello scrittore russo, uno stile asciutto, pulito, che va al sodo e non si perde in descrizioni che lui considera inutili e in particolari superflui. Non amava gli orpelli, è evidente.
Si tratta anche forse del più “gogoliano” tra i suoi racconti, visto l’elemento quasi grottesco che lo caratterizza.
C’è anche altro in questo racconto-aneddoto? Secondo me sì, pur nella sua brevità. Leggere per giudicare.
La morte di Vysockij durante “Mosca 80”
di Gian Piero Piretto
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Mosca 1980. Mentre nella capitale sovietica si svolgevano le Olimpiadi, l’intero Paese fu scosso da una notizia che circolò quasi di nascosto: la morte del popolare attore e cantautore Vladimir Vysockij (1938-1980), voce critica della società.
Marina Vlady e Vladimir Vysockij.
Fonte della foto: https://www.tert.am/en/news/2015/10/12/visocki/1814041
Da «QF Quaderni di Farestoria»
di Stefano Bartolini
Un breve saggio sul sistema politico-economico della Jugoslavia dal dopoguerra alla crisi generata dai nazionalismi riemersi con forza al venir meno dell’autorevole figura carismatica di Tito.
Dalla rivista «Critica marxista»
recensione di Antonino Infranca
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Alle Edizioni Punto Rosso va il merito di aver raccolto alcuni saggi del filosofo francese André Tosel (1941-2017) sui padri del marxismo: Studi su Marx (ed Engels). Verso un comunismo della finitudine (Milano, 2020). Tosel ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione delle teorie marxiste nei circoli accademici. Fu autore di molti libri sul marxismo e sui teorici marxisti (scrisse su Marx ed Engels, su Gramsci e Lukács), ma anche su Spinoza, Hegel, Kant. Collaborò, tra le altre, alle riviste «Actuel Marx» e «La Pensée».
Aprile 1990
Il n. 2-3 del giornale della Pantera fiorentina
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Continuiamo ad arricchire il nostro progetto di Archivio del movimento della Pantera di Lettere e Filosofia di Firenze riproducendo il numero 2-3 del bollettino «Movanta Ateneo», che raccoglieva le voci delle varie Facoltà, occupate e non occupate, dell'Università degli Studi di Firenze.
In questo numero, dalla copertina dominata da una bella pantera nera, continua a dominare il tema del razzismo emerso in diverse occasioni in città nei confronti soprattutto di ambulanti immigrati, i cosiddetti (allora, ma forse ancor oggi) ”vucumprà”. A spiccare è un’intervista a più voci con dei ragazzi, immigrati e italiani, che erano in sciopero della fame in una tenda di Piazza Duomo contro l’inerzia delle istituzioni riguardo al tema del razzismo e alle politiche per una efficace integrazione nel tessuto socio-economico della città; un tema, del resto, ancor oggi di stringente attualità e tutt’altro che risolto.
A sostegno della lotta degli immigrati la Pantera organizzò il 21 marzo un concerto partecipatissimo, e anche di questo si dà conto sul bollettino.
Non manca un resoconto sulla manifestazione nazionale a Napoli del 17 marzo a Napoli, che vide la partecipazione di 50.000 fra studenti e lavoratori, e un aggiornamento delle attività del movimento nelle diverse facoltà fiorentine.
Fonte della foto: https://www.carc.it/wp-content/uploads/2023/07/32-no-base-coltano.jpg
Nella campagna pisana il governo si appresta a costruire una base militare che ha catalizzato l’opposizione di movimenti sociali, pacifisti e ambientalisti per la smilitarizzazione del territorio. I costi – 520 milioni presi dal Fondo Sviluppo e Coesione – sono già triplicati. “Sbilanciamoci” chiama tutti a parlarne a Como il 7 settembre all’Altra Cernobbio.
Dal sito di «Carmilla»
Florence Macleod Harper
(Firenze, Lorenzo de’ Medici Press, 2024)
recensione di Giorgio Bona
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«Florence fu una delle prime corrispondenti di guerra e una delle poche giornaliste occidentali a lasciare un resoconto immediato delle prime fasi della Rivoluzione.
Arrivò a San Pietroburgo attraverso la Siberia su un treno lungo e sporco, dividendo il suo tempo nella città della Rivoluzione tra gli ospedali del personale in prima linea. Fu testimone degli eventi che andavano da febbraio a luglio del 1917.
Nei suoi reportage da giovanissima inviata c’è tutto l’ardore dell’età dentro un evento di così grande portata, visto con entusiasmo e anche con una ferma e curiosa capacità analitica che appare entro una scrittura sempre fresca e ironica, capace di raccontare la realtà e mostrare ai suoi lettori la verità con un’appassionata partecipazione. Una testimonianza viva, una descrizione dal vero minuziosa, che non lascia indietro nulla di quello che accadde in quei lunghi mesi: cortei, scioperi, scontri a fuoco, carestie e tragedie al fronte».
Jean-Paul Sartre (1905-1980).
Fonte della foto: https://www.rts.ch/archives/dossiers/3478189-jeanpaul-sartre-le-contemporain-capital.html
Palmiro Togliatti (1893-1964).
Fonte della foto: https://frontepopolare.net/wp-content/uploads/2013/11/pag-16-togliatti.jpg?w=1184
Da «l’Unità» – 30 agosto 1964
di Jean-Paul Sartre
In occasione dei 60 anni dalla morte di Palmiro Togliatti riprendiamo da «l’Unità», organo del PCI, il ricordo che ne tracciò il grande intellettuale francese.
Renato Guttuso, I funerali di Togliatti (1972).
Fonte della foto: https://blogdelviejotopo.blogspot.com/2016/04/arte-socialista-el-funeral-de-togliatti.html
Dal periodico dell’ANPI «Patria Indipendente»
di Francesca Gentili
«I funerali di Togliatti»: nell’opera un grande evento del tempo dell’autore, non una descrizione asettica ma la rappresentazione di desideri e speranze; nella folla, rigorosamente tracciata in bianco e nero, i grandi del comunismo internazionale.
È stata pubblicata nel giugno scorso una nuova edizione, nella prestigiosa collana I millenni di Einaudi, del libro I de Il capitale, l’opera più importante di Marx, con traduzioni di Stefano Breda, Gabriele Schimmenti, Giovanni Sgrò e Roberto Fineschi. L’uscita del capolavoro di Marx è di per sé un fatto da segnalare, ma in questo caso c’è un valore aggiunto in più in quanto si tratta della proposizione in Italia di inediti e varianti alle varie edizioni curate dallo stesso Marx, che aiuta a una migliore comprensione di un’opera a seguito della quale si è sviluppata un’immensa discussione, con divaricazioni significative.
Ne parliamo con il curatore Roberto Fineschi.
Marx, Il capitale e il capitalismo: riparte il confronto
La nuova edizione del I libro del Capitale è l’occasione per rilanciare le discussioni sull’attualità o meno delle tesi di Marx ed Engels. Un inizio di dibattito si è avuto in questi giorni, dopo le pagine dedicate dalla «Lettura», inserto culturale domenicale del «Corriere della Sera», al libro di Karl Marx. Proponiamo di seguito il punto di vista critico di un intellettuale liberale, Maurizio Ferrera, e la replica di uno studioso marxista, Guido Liguori
La critica
Dal settimanale «La Lettura»
di Maurizio Ferrera
«Il capitale esercita ancora fascino proprio perché è associato a una visione emancipatoria del futuro. Il comunismo come redenzione o rettificazione dell'ingiustizia e delle sofferenze immeritate di tutti gli sfruttati. L’ascesa del paradigma neoliberista e della globalizzazione ha rinvigorito questa utopia. Il suo grande limite tuttavia è che tende a smarrire, per dirla con Norberto Bobbio, l’eredità liberal-democratica».
La replica
Dal quotidiano «il manifesto»
di Guido Liguori
Le critiche alle idee di Marx mosse sull’inserto culturale del «Corriere della Sera» meritano una replica.
Il 7 agosto 1993 moriva il compagno Lucio Libertini, uno dei principali fondatori del nostro partito. Nella sua orazione funebre Armando Cossutta lo definì giustamente “una delle figure più eminenti, una delle personalità più libere e vive della sinistra italiana: socialista, comunista, rivoluzionario libertario sempre”. Vi proponiamo un suo intervento pubblicato il 14dicembre 1990 sul quotidiano «l’Unità» che ci ricorda la sua battaglia contro la “svolta della Bolognina” che avrebbe condotto l’anno successivo allo scioglimento del PCI. Libertini motivava le ragioni di quella mozione del NO che scelse di definirsi “per la rifondazione comunista”. Un testo che ci riporta alle origini del nostro progetto e che ce ne ricorda il senso e il compito.
Vai all’articolo di Libertini Perché un movimento di rifondazione comunista
Quando si apre il dibattito sulla trasformazione del Partito Comunista in un nuovo e inizialmente non ben definito soggetto politico (“la cosa”), Libertini si schiera nettamente sul fronte del “no”. Una posizione che terrà per tutto il percorso dal quale nasceranno il Partito Democratico della Sinistra e il Partito della Rifondazione Comunista. Libertini, come sappiamo, sarà uno dei promotori e fondatori di questa seconda esperienza politica. […]
Il 17 luglio 1944, mentre i sovietici incalzavano inesorabilmente le truppe d’invasione tedesche e italiane e la linea del fronte era già in Europa orientale diretta ormai verso Berlino, 57.600 prigionieri tedeschi catturati sul fronte bielorusso vennero fatti sfilare per le strade di Mosca prima di essere trasferiti nei campi di prigionia vicini agli Urali.
Il 17 luglio 1944 lo stivale tedesco mise finalmente piede sul suolo di Mosca. Uno stivale abbastanza squallido, per la verità. Decine di migliaia di militari della Wehrmacht e delle SS – soldati, ufficiali e un gruppo di generali – marciarono per le strade della capitale dell’Unione Sovietica. Sicuramente aspettavano questo momento fin dall’attacco all’URSS. È noto che il Führer si era preparato a celebrare personalmente la parata delle truppe tedesche nel 1941 a Mosca. Avrebbe dovuto svolgersi dopo la caduta della città. Però né la leadership del Terzo Reich né gli stessi partecipanti alla marcia si aspettavano che questa “parata” si sarebbe svolta esattamente così. Senza armi né stendardi, sotto la scorta dei soldati dell’NKVD e sotto lo sguardo severo di molti moscoviti, marciavano i resti del gruppo di Corpi d’armata “Centro”, sconfitti durante l’operazione offensiva bielorussa dell’Armata Rossa.
Dal giornale «il Fatto Quotidiano»
Angelo d’Orsi intervistato da Silvia Truzzi
La recente ripubblicazione da parte di Feltrinelli di un’edizione ampliata della biografia di Antonio Gramsci curata da Angelo d’Orsi è l’occasione per fare il punto su qual è lo stato attuale della fortuna del grande pensatore e politico comunista in Italia e nel mondo.
Come redazione di spaziocollettivo.org esprimiamo affetto e vicinanza alla nostra preziosa collaboratrice Barbara, e ci stringiamo a lei e a suo figlio nel grave lutto che purtroppo li ha colpiti.
05/08/2024
Albert Einstein (1879-1955).
Fonte della foto: https://www.socialistes.cat/es/actualitat/albert-einstein-1879-1955-2/
di Albert Einstein
L’articolo del grande scienziato pubblicato sul primo numero della rivista socialista americana «Monthly Review» nel 1949.
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Dal sito «antropocene.org»
di John Bellamy Foster
Per il settantacinquesimo anniversario di «Monthly Review», John Bellamy Foster rivisita l’eredità di Albert Einstein e i suoi profondi legami con la rivista, compresa la sua paternità dell’articolo Why Socialism?, pubblicato nel primo numero (maggio 1949). Attraverso documenti storici e le parole del famoso fisico, Foster riscopre l’impegno di Einstein per il socialismo, sia a parole che nei fatti, e il suo legame con i fondatori di «Monthly Review».
Enrico Berlinguer al XV Congresso del PCI (1979).
Autore della foto: LaPresse.
Fonte della foto: https://tg24.sky.it/politica/2021/01/21/partito-comunista-italiano-centenario#13
Dalla rivista «Dialettica&Filosofia»
di Alexander Höbel
La ricostruzione del percorso che ha attraversato il Partito comunista italiano nell'elaborare una teoria originale del socialismo che si accompagnasse alla lotta per la democratizzazione dell’Italia
Danilo Dolci (con il maglione bianco) durante una manifestazione in Sicilia.
Fonte della foto: https://www.triesteallnews.it/2022/10/danilo-dolci-le-battaglie-del-sociologo-triestino-raccontato-ne-il-profumo-delle-zagare/
Dal periodico «Sinistra sindacale»
di Giorgio Riolo
Il centenario della nascita di una di quelle figure profetiche che hanno contribuito a dare voce ai senzapotere.
Un’immagine del Festival internazionale di letteratura working class del 2024.
Fonte della foto: https://www.collettiva.it/copertine/culture/al-festival-working-class-il-capitale-culturale-e-operaio-ok4wkz0l
GKN, una lotta di portata strategica
🔴 di Azzurra Falciani 🔴
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Azzurra Falciani presenta la lotta del collettivo di fabbrica ex GKN di Campi Bisenzio (FI), una lotta che passa anche attraverso l’organizzazione di festival internazionali di letteratura working class e il coinvolgimento della popolazione e di numerosi esponenti del mondo della cultura. Il collettivo di fabbrica è riuscito a dare a questa sua vertenza una valenza strategica per i rapporti sociali e di classe in Italia. La lotta di questi lavoratori riguarda tutti noi.
Attori e comparse del film Aleksandr Nevskij leggono la «Pravda» durante una pausa nelle riprese.
Fonte della foto: https://dzen.ru/a/XRDFAe9_3wCvrVy4
Dal settimanale «Alias»
Cinema sovietico
di Alessia Cervini
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È il 1 dicembre 1938 quando Aleksandr Nevskij viene presentato a Mosca, subito accolto con grande favore dal pubblico e dai vertici del partito. Con questo suo primo film sonoro, Sergej Ejzenštejn torna alla regia quasi dieci anni dopo il suo ultimo lavoro, Il vecchio e il nuovo (1929), e una lunga serie di progetti falliti.
Benedetta Tobagi
(Laterza, 2023)
🔴 recensione di Paolo Mencarelli 🔴
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«L’Italia è il Paese dei misteri. I colpevoli delle stragi non sono mai stati trovati né sono mai stati puniti. Tutto viene insabbiato e non si riesce mai a trovare il bandolo della matassa per chiudere definitivamente la stagione dolorosa delle bombe, la cosiddetta ‘strategia della tensione’, e consegnarla alla storia. Ogni volta sembra di ricominciare da capo: piazza Fontana, piazza della Loggia e stazione di Bologna sono soltanto alcune delle tappe di una laica via crucis che non ha mai fine e su cui ogni anno emergono particolari, false piste, rivelazioni vere o false. Se però sbirciamo oltre il muro delle tante assoluzioni, le cose non stanno proprio così. Ormai le testimonianze e le carte ci permettono di ricostruire con precisione quanto è successo in quella fase storica. Se Pasolini, in un suo articolo molto famoso, scriveva “io so, ma non ho le prove”, ora possiamo dire che sappiamo e abbiamo le prove, di molto, se non di tutto, e spesso possiamo pure fare nomi e cognomi di esecutori e mandanti» (dalla quarta di copertina del volume).
Un racconto
🔴 di Barbara Cipriani 🔴
Presentiamo un racconto dell’amica Barbara, una delle più attive collaboratrici di questo nostro sito. Buona lettura!
Marinaleda, resisterà l’angolino di socialismo nel Sud della Spagna?
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È sorprendente come da 40 anni resista in Andalusia una comunità rurale nata dagli espropri dei latifondi nobiliari: le decisioni vengono prese in maniera collettiva, le case si riscattano pagando un mutuo di 15 euro al mese, si redistribuisce il reddito collettivo della cooperativa e ci si divide il lavoro in modo da annullare la disoccupazione. Il sindaco comunista della Municipalità di Marinaleda, con il sostegno della Giunta regionale dell’Andalusia, è il maggiore artefice di questo esperimento finora riuscito.
Presentiamo alcuni articoli su questa realtà e la trascrizione di una trasmissione di Rai Radio1 dedicata a un giovane calciatore del Barcellona che è arrivato alle vette del calcio spagnolo proprio grazie a Marinaleda e al suo sindaco Juan Manuel Sanchez Gordillo.
Nel 2023 Gordillo, dopo 40 anni di governo del paese, ha rinunciato a presentarsi alle elezioni municipali per motivi di salute, e vedremo se i suoi successori riusciranno a portare avanti l’esperimento socio-politico di Marinaleda in una Spagna cambiata e in una Andalusia non più rossa come un tempo.
Il murale del Che a Marinaleda.
Fonte della foto: https://it.granma.cu/mundo/2019-12-31/la-fine-della-gloriosa-marinaleda
Ansu Fati e il sindaco comunista di Marinaleda Juan Manuel Sanchez Gordillo.
Fonte della foto: https://forocoches.com/foro/showthread.php?t=9212467
«Il paese si chiama Marinaleda, circa 2.700 abitanti. Dal 1979, a Marinaleda la giunta è guidata da Juan Manuel Sánchez Gordillo, una figura storica all’interno del Sindacato dei lavoratori agricoli, il Soc, cuore del Sindacato andaluso dei lavoratori (Sat).
Da quando lui è al governo, la popolazione, dapprima assai povera, ha occupato terreni abbandonati di latifondisti per metterli a reddito, ed in seguito una grossa tenuta è stata ceduta dal proprietario al comune perché fosse assegnata alla popolazione più povera».
«Via della Solidarietà, Via Fratellanza: non sono le tappe di un gioco da tavolo, ma i nomi delle strade in una cittadina a disoccupazione zero. L’affitto in Via Che Guevara costa soltanto 15 euro, perché, secondo il primo cittadino, la casa è un diritto, non un affare».
Esproprio, milioni, Barcellona, Che fare?… È arrivato dall’Africa, è cresciuto in un paese dove il mutuo per la casa ha rate da 15 euro al mese e dove il lavoro ti viene assegnato dall’Assemblea cittadina. A Marinaleda, in Spagna, tutti dividono quello che hanno. E ora che farai dopo che hai firmato il tuo primo contratto milionario con il Barcellona? Questa è la storia di Ansu Fati.
Dal settimanale «La Lettura»
Letteratura tedesca con radici all’Est
intervista a cura di Mara Gergolet
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Un uomo di 53 anni e una ragazza di 19 s’incontrano a Berlino Est nell’86, la passione muta in un rapporto tossico che dura fin dopo la caduta del Muro: con questa storia, che arriverà in Italia in autunno, Jenny Erpenbeck ha vinto il Booker. «La Lettura» è andata a trovarla a casa, dove conserva tracce della Ddr che fu la sua patria.
Esiste ancora la classe? Perché oggi è difficile parlare in termini di classe? Come mai le classi sociali subalterne non riescono a darsi forme organizzative unitarie che possano rappresentarne gli interessi comuni? Da Marx a oggi, i cambiamenti di paradigmi e di prospettive. Un punto di vista, quello di Ricciardi, che parte dall’analisi e arriva a qualche interessante conclusione.
Dibattito aperto sulla sinistra/2
🔴 di Stefano Gallerini 🔴
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L’articolo sul PD di Tommaso Nencioni e le domande lanciate dalla nostra redazione hanno stimolato un contributo al dibattito sulla sinistra da parte del nostro compagno Stefano Gallerini, storico della Resistenza e dell’antifascismo, docente di Storia e Filosofia in un liceo fiorentino, uno dei curatori di questo stesso sito.
Una manifestazione del 2022 indetta dal collettivo di fabbrica ex GKN di Campi Bisenzio (Firenze). In primo piano Adelmo Cervi.
Fonte della foto: https://fondazionefeltrinelli.it/scopri/la-classe-operaia-senza-il-paradiso/
Cesare Cases (1920-2005).
Autore della foto: Mario Dondero.
Fonte della foto: https://ilmanifesto.it/cesare-cases-larte-della-recensione
Intellettuali italiani e Germania socialista
di Michele Sisto
Un approfondito saggio di Michele Sisto ricostruisce la parabola del rapporto del germanista Cesare Cases (1920-2005), grande intellettuale marxista, con la vita culturale e politica del primo Stato socialista in terra tedesca.
Letture economiche della fase attuale
G7, Cina, Brics: guerre commerciali, dollaro, euro…
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Due articoli per interpretare dal punto di vista economico la fase attuale: la Terza guerra mondiale a pezzi nel suo pezzo economico-commerciale-finanziario, i rischi per l’Europa succube del bellicismo americano e per il mondo intero.
Dal quotidiano «il manifesto»
di Emiliano Brancaccio
Se serviva una conferma, l’ultimo G7 l’ha data: il capitalismo è in piena mutazione e la metamorfosi è così violenta da mettere in discussione persino i dogmi assoluti del diritto proprietario.
Dal sito «ilsussidiario.net»
di Mauro Bottarelli
La Bce ammette che le sanzioni alla Russia hanno indebolito l’euro. Intanto i Brics procedono nel loro piano per creare la valuta alternativa al dollaro.
Fonte della foto: https://www.informazionesenzafiltro.it/volantini-rider-braccianti
Un (mini)racconto
🔴 di Barbara Cipriani 🔴
Alla fermata dell’autobus, che tarda ad arrivare, vicino a me una signora con un carrellino della spesa e una donna di circa 25 anni, pelle un po’ più scura della mia, occhiali, grassoccia, origine indefinita […]
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Alla fermata dell’autobus, che tarda ad arrivare, vicino a me una signora con un carrellino della spesa e una donna di circa 25 anni, pelle un po’ più scura della mia, occhiali, grassoccia, origine indefinita, nella mia ignoranza fisiognomica e geografica potrebbe essere di origini sudamericane come indonesiane.
Sul marciapiede davanti alla fermata, al lato opposto della strada, un giovane uomo, anche lui sovrappeso e dalla pelle più scura della mia, trascina dietro a sé un altro tipo di carrellino, pieno di opuscoli pubblicitari, per distribuirli nelle cassette della posta. Sono rimaste in poche, adesso, le ditte che si affidano ancora a questo tipo di pubblicità e quindi pochi quelli che incappano in quel lavoretto ad alta frustrazione – la gente, in casa propria, già subissata dai call center che telefonano, dalla pubblicità on line mentre sta cercando di leggere o ascoltare qualcosa dalla rete, quando sente suonare il campanello già sussulta e poi, quando capisce che sei tu per la pubblicità in cassetta, se non ti infama come minimo non ti apre la porta.
L’uomo suona a un portone diversi campanelli e un’anziana, dal pianterreno, si affaccia dalla sua finestra con le inferriate, per vedere chi è. Dall’altro lato della strada non capisco bene le loro parole, ma intuisco che lei non gli voglia aprire il portone, lui la preghi, lei resista ancora… e poi finalmente lo vediamo entrare nel vano scale, aperto o dalla signora che ha ceduto o da qualcun altro.
Noi tre che attendiamo l’autobus che non arriva, stiamo a guardare:
– Eh, vedi, loro suonano il campanello… ma la signora è sola in casa, è pericoloso aprire agli estranei – commenta la donna di origini sudamericane o indonesiane con gli occhiali, in un italiano discreto.
Io prima le do ragione, siamo tutte molto ragionevoli, e poi mi scappa, non so da dove:
– Però, poveraccio, per quanto gli daranno per ’sto lavoro, forse 3 euro l’ora, deve fare una fatica…
– Vabbè, 3 euro l’ora… – risponde la sudamericana-indonesiana. Non aggiunge altro e anch’io mi taccio. Ma mi striscia il pensiero che a lei, 3 euro l’ora, non sembrino niente male.
Barbara Cipriani
Inserito il 13/06/2024.
Enrico Berlinguer (1922-1984).
Fonte della foto: https://www.tecnicadellascuola.it/cento-anni-fa-come-oggi-25-maggio-nasceva-enrico-berlinguer
Dal quotidiano «il manifesto»
di Luciana Castellina
La «svolta» del 1980 aprì un confronto nel Pci più aspro e profondo di quello degli anni Sessanta e divise la maggioranza che governava il partito.
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Il settimanale «Vie Nuove» era edito dal Partito Comunista, ma non si trattava della classica rivista di partito. Non era una pubblicazione eminentemente politica, tanto meno di dibattito culturale e ideologico, come poteva essere «Rinascita». Con «Vie Nuove» l’obiettivo era il largo pubblico, con un occhio di riguardo alla parte femminile, cercando di intercettarne gli interessi sulla vita quotidiana e sul mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo.
L’allora direttrice del settimanale, Maria Antonietta Macciocchi, chiamò a collaborare due scrittori assolutamente non conformisti: Pier Paolo Pasolini e Curzio Malaparte, quest’ultimo osteggiato per il suo passato fascista, mai esplicitamente rinnegato, da scrittori “organici” al PCI quali Italo Calvino e Alberto Moravia (quello su Curzio Malaparte e il suo comunismo post-fascista è un capitolo interessante a cui in futuro dedicheremo altri materiali su questo sito).
Dunque, su richiesta della Macciocchi, dal 1960 al 1965 Pier Paolo Pasolini tenne sul settimanale una rubrica di corrispondenza con i lettori intitolata Dialoghi con Pasolini. Ed è da questa rubrica che è tratto Coraggio collettivo, lo scambio tra una diciottenne di Certaldo e lo scrittore a proposito della volontà e della possibilità di studiare, di formarsi, di crescere culturalmente non solo per sé, ma nel quadro di un fine sociale e collettivo, la lotta per un mondo migliore.
di Tommaso Nencioni
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Questo articolo di Tommaso Nencioni, apparso sulla rivista “Jacobin”, analizza efficacemente gli errori della classe dirigente del Partito Democratico nel corso della sua storia; in fondo non fa che confermare i motivi della nostra sfiducia e diffidenza nei confronti di quel Partito. Ma crediamo che l’utilità di una lettura risieda anche nella sua capacità di suscitare, socraticamente, delle domande. Ecco quelle che ci ha suggerito l’articolo:
1) A chi, a quali classi o settori sociali, a quali soggetti si dovrebbe rivolgere un moderno movimento politico che si possa dire veramente di sinistra? E se questi settori sociali sono, oggi, da un lato i milioni di italiani sotto la soglia di povertà assoluta o relativa, di malpagati e sfruttati (citazione Rino Gaetano), di persone che dipendono dal reddito di inclusione, e dall’altro lato la piccola e media borghesia intellettuale, costituita da laureati, professionisti, insegnanti, le istanze di queste due classi sociali coincidono davvero, potrebbero conciliarsi nel programma di un Partito?
2) Con la parola “sinistra” intendiamo tutti la stessa cosa quando auspichiamo un diverso, grande Partito di sinistra? Una sinistra moderna dovrebbe o no uscire dal recinto del neoliberismo in cui ha finito per rinchiudersi dopo il 1990? Porterebbe voti a questo fantomatico Partito definirsi “anticapitalista”?
3) Nell’articolo di Nencioni la storia del PD è scandita attraverso i suoi leader. Per fare politica oggi, si può prescindere dal leaderismo?
Per il momento ci fermiamo qui con le domande, ma Socrate aveva ragione: è uno straordinario esercizio cercare di farsi le domande “giuste”, cioè utili – speriamo.
La piramide del sistema capitalista (1911).
Fonte della foto: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e8/Pyramid_of_Capitalist_System.jpg
Dibattito aperto sulla sinistra/1
🔴 di Marco Bartalucci 🔴
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L’articolo sul PD di Tommaso Nencioni e le domande lanciate dalla redazione del nostro sito hanno stimolato un primo, graditissimo contributo da parte dell’amico e compagno Marco Bartalucci, fiorentino con radici senesi che collabora con noi da Kassel, la città tedesca nella cui Università tiene dei corsi di Storia della filosofia.
All’intervento di Marco seguiranno altri, speriamo numerosi.