Spazio collettivo
Materiali per una rivoluzione culturale
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Mario Capanna (n. 1945).
Contro le affermazioni di Giuseppe Valditara
di Mario Capanna
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Il leader del Movimento studentesco del 1968, poi segretario di Democrazia Proletaria, Mario Capanna, affida alla propria pagina Facebook un intervento di critica e un guanto di sfida (o di dialogo) al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha fortemente stigmatizzato le proteste e le occupazioni degli studenti universitari in solidarietà col popolo palestinese vittima del genocidio condotto dalla macchina da guerra israeliana.
Dalla rivista «Jacobin Italia»
Roberto Fineschi
(Brescia, La Scuola SEI, 2021)
recensione di Sebastiano Taccola*
Roberto Fineschi riesce a tenere insieme complessità e divulgazione della teoria di Marx, disegnandola come una «cassetta degli attrezzi» per analizzare il modo di produzione capitalistico.
di Giorgio Agamben
L’analisi e la drastica conclusione del filosofo Agamben sull’Unione europea («un patto fra stati» che «agisce oggi come una succursale della NATO») alla vigilia delle elezioni per il Parlamento europeo («non un vero parlamento»).
Dibattiti marxisti
di Roberto Fineschi
Osservazioni in calce a dibattiti recenti su eurocentrismo, “occidente globale“, “giardini e giungle” (riprendendo alcuni passaggi da un articolo su «Orientamenti politici» e «Materialismo storico»).
di Valerio Romitelli
Valerio Romitelli, storico delle dottrine politiche, dei movimenti e partiti politici, ci aiuta a comprendere perché è più corretto riferirsi all’estrema destra di Meloni con l’espressione «neofascismo» piuttosto che «fascismo» e ci offre, al contempo, una lettura delle diverse declinazioni e trasformazioni che, nel corso degli anni, ha attraversato l’antifascismo italiano, processo che in qualche modo ha favorito la vittoria dei «neofascisti» alle ultime elezioni.
Mario Caciagli (1939-2024).
Dal sito di «Pandora Rivista»
Mario Caciagli
(Roma, Carocci editore, 2017)
recensione di Alessandro Ambrosino
La recente scomparsa di Mario Caciagli, professore emerito di Scienza Politica all’Università di Firenze, ci spinge a rendergli omaggio proponendo sul nostro sito una recensione a uno dei suoi lavori sul campo dedicati a un tema a noi molto caro: la cultura politica delle popolazioni della provincia toscana, quella “Toscana rossa” di cui è sempre più difficile trovare le tracce ai nostri giorni.
Un film del 1975 prendeva di mira la burocrazia e le tendenze all’uniformazione nella società sovietica del tempo.

Ирония судьбы, или С легким паром! (in italiano Ironia del destino, ovvero Buona sauna!) è una commedia sovietica del 1975, regia di El’dar Rjazanov. È uno dei film più famosi del cinema sovietico, e ancora viene mandato in onda ogni notte di Capodanno: i telespettatori lo conoscono a memoria, ma continuano a guardarlo con gusto. Il film ironizza sull’uniformazione della società sovietica, prendendo di mira in particolare i moduli abitativi che si ripetono tutti uguali nelle anonime periferie delle città sovietiche.
Il film si apre con un cartone animato (nello spezzone che riproduciamo qui sul nostro sito) che stigmatizza la mentalità della burocrazia che cerca di eliminare qualsiasi aspetto di differenziazione estetica o compositiva nelle costruzioni di impronta moderna. La trama del film porta all’eccesso questo difetto della società sovietica, rappresentando una commedia degli equivoci in cui il protagonista, un medico moscovita, si ritrova ubriaco fradicio a Leningrado nella notte di Capodanno. Sale su un taxi che lo porta in una via dal nome identico a quella in cui abita a Mosca, il numero civico corrisponde a un blocco di appartamenti identico al suo, la chiave nella serratura corrisponde perfettamente, e si ritrova così in un appartamento leningradese uguale al suo, con gli stessi identici mobili, disposti soltanto in modo un po’ diverso. Ancora ubriaco, viene trovato addormentato dalla padrona di casa, un’insegnante, che al termine di una nottata piena di sorprese finirà per innamorarsene.
Il film ha finalmente una versione sottotitolata in italiano grazie al sito https://perestroika.it/. Lo possiamo vedere integralmente al link: https://perestroika.it/film/lironia-del-destino-ovvero-benlavato/
Dal mensile «l’Ernesto» – 1997
di Stefano G. Azzarà
«L’esercizio della critica non deve impedire di salutare con favore il ritorno di questo libro, che ha il grande merito di riproporre questioni sostanziali che la cultura di sinistra ormai da tempo sembra aver rimosso. Il rinnovamento di una teoria marxista autonoma e la riflessione sui fondamenti di scientificità del metodo storico-materialistico: sono i due grandi problemi che Timpanaro ci riconsegna, ancora del tutto aperti. Eluderli significa rassegnarsi in anticipo a lasciare senza prospettive qualsiasi progetto di ricomposizione del soggetto antagonista».
Firenze, piazza San Marco, 15 maggio 2024. Tende per la Palestina.
Fonte della foto: https://firenze.repubblica.it/cronaca/2024/05/15/news/firenze_mobilitazione_pro_palestina_tende_san_marco-422968370/
Dal sito «ilreporter.it»
La protesta dei campus americani contro il genocidio a Gaza arriva a Firenze. Gli universitari chiedono la fine del massacro di palestinesi operato dall’esercito di Israele e l’interruzione della collaborazione tra l’Università di Firenze e gli enti di ricerca israeliani.
Leszek Kołakowski (1927-2009).
Fonte della foto: https://www.treccani.it/enciclopedia/leszek-kolakowski/
Robert Havemann (1910-1982).
Fonte della foto: https://www.ardaudiothek.de/episode/kalenderblatt-deutschlandfunk/ddr-dissident-der-fall-robert-havemann/deutschlandfunk/13223755/
Robert Kalivoda (1923-1989).
Fonte della foto: https://www.phil.muni.cz/fil/scf/komplet/kalivo.html
Adam Schaff (1913-2006).
Fonte della foto: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2e/SCHAFF_GESTYKULUJE_upeC205.jpg?uselang=ru
Karel Kosík (1926-2003).
Fonte della foto: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/69/KarelKosik.jpg
Dalla rivista «Critica marxista»
di Giovambattista Vaccaro
Nell’Europa divisa in due dalla “guerra fredda” vi fu un interessante marxismo che rifletteva le speranze iniziate con la destalinizzazione.
L’umanesimo di Marx e il concetto di praxis.
Il comunismo non si ferma alla sfera della socializzazione dei mezzi di produzione.
Kołakowski, Havemann, Kalivoda, Schaff e Kosík.
Giovanna Marini (1937-2024).
Fonte della foto: https://www.confinelive.it/addio-alla-cantante-romana-giovanna-marini-fondatrice-della-scuola-popolare-di-musica-a-testaccio/
Vogliamo ricordarla con le sue canzoni popolari e di lotta.
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Dal sito dell’Istituto Ernesto De Martino
Quando abbiamo saputo la notizia della morte di Giovanna, ieri sera, eravamo nel chiuso delle nostre case; sapevamo che stava male eppure ci è mancato il fiato. Stamattina all'Istituto Ernesto de Martino le voci provenienti dalla nastroteca erano un coro di dolore e sgomento: ora chi racconterà di loro?, chi riproporrà quei canti con la consapevolezza e il rigore che ha sempre caratterizzato il lavoro di Giovanna come interprete del canto di tradizione orale?
La storia di Giovanna Marini, nata in una famiglia di musicisti, si è sempre intrecciata a storie collettive: prima il Nuovo Canzoniere Italiano, poi i Dischi del Sole, l'Istituto Ernesto de Martino, la Scuola Popolare di Musica del Testaccio. In questi legami e grazie a questi è cresciuta la sua esperienza di compositrice, ricercatrice del canto popolare, didatta presso le università francesi e poi al Testaccio.
A noi piace ricordarla anche come narratrice: i suoi racconti erano vulcanici e divertentissimi, pieni di personaggi veri e mitologici che diventavano quasi personaggi familiari.
Grazie Giovanna per il tempo che ci hai dedicato, per le canzoni che hai scritto e che hai cantato.
Un abbraccio a tutti i suoi familiari e soprattutto ai suoi figli Silvia e Francesco.
Dal settimanale culturale russo «Literaturnaja gazeta»
di Arsenij Zamost’janov
Un punto di vista russo sulla NATO e sulla sua sudditanza agli interessi degli Stati Uniti; la riproposizione di un documento d’archivio del 1954 con la richiesta di Chruščëv di aderire all’Alleanza per superare sul nascere le contrapposizioni della Guerra Fredda. Naturalmente la risposta fu negativa, e si arrivò nel 1955 alla firma del Patto di Varsavia tra i paesi del blocco socialista.
Dagli archivi sovietici
Il documento con cui l’URSS chiese l’adesione alla NATO
70 anni fa, il 31 marzo 1954, il Ministero degli Affari Esteri dell’URSS in una nota ufficiale propose di considerare la questione dell’ammissione dell’URSS nella NATO al fine di prevenire lo scontro in Europa e di non creare blocchi militari reciprocamente ostili (vedi traduzione sotto). Questa idea fu respinta dall’Occidente.
«[…] Il Trattato del Nord Atlantico non può che essere considerato come un trattato aggressivo diretto contro l’Unione Sovietica.
È del tutto evidente che l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico potrebbe, in condizioni adeguate, perdere il suo carattere aggressivo se tutte le grandi potenze che facevano parte della coalizione anti-hitleriana vi aderissero. In conformità a ciò, il Governo Sovietico, guidato dai principi immutabili della sua politica estera amante della pace e sforzandosi di allentare la tensione nelle relazioni internazionali, si dichiara pronto a considerare, insieme agli altri governi interessati, la questione della partecipazione dell’URSS al Trattato del Nord Atlantico. […]».
13 marzo 1990
Il n. 1 del giornale della Pantera fiorentina
Il bollettino «Movanta Ateneo» (detto anche «MovantAteneo») mirò a raccogliere le voci delle varie Facoltà, occupate e non occupate, dell'Università degli Studi di Firenze. […]
Movimento Studentesco fiorentino, Contro la politica razzista e repressiva del sindaco Morales >>>
Claudio (Eco 90) e Fabrizio V. (Lettere), Firenze-Soweto >>>
Hasan Atiya al Nassar, I veleni delle città d’occidente mi inseguono >>>
Luciano Canfora
Dizionario politico minimo
a cura di Antonio Di Siena
(Roma, Fazi Editore, 2024)
Un lessico essenziale in cinquanta voci per comprendere le grandi questioni politiche del nostro tempo
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“Antifascismo”, “Capitalismo”, “Costituzione”, “Democrazia”, “Guerra”, “Libertà”, “Occidente”, “Populismo”, “Potere”, “Propaganda”, “Sovranità”: sono solo alcune delle cinquanta voci che compongono questo Dizionario politico minimo di Luciano Canfora. Intervistato da Antonio Di Siena, il grande storico e filologo spazia dall’antichità al mondo contemporaneo, dalla politica alla storia, dalla filosofia alla cultura, per aiutare il lettore a capire la complessità di parole di cui si dà troppo spesso per scontato il significato. E, per il tramite di quelle, approfondire le principali questioni politiche del nostro tempo. Con straordinaria lucidità, competenza e chiarezza espositiva, in questo volume Canfora condensa oltre cinquant’anni di riflessione storico-politica, offrendo tanto ai suoi numerosi estimatori quanto ai “neofiti” un prezioso strumento di comprensione critica della realtà. In alcune voci parla il raffinato ed erudito accademico, in altre l’uomo, il pungente osservatore del mondo che non ha ancora smesso di interrogarsi su di esso. In tutte emerge con forza un pensiero schietto e disincantato, sempre fuori dagli schemi, capace – anche grazie al costante richiamo al passato e alla grande conoscenza del mondo antico – di fornire una lettura alternativa del presente. Piccolo breviario laico contro il diffuso analfabetismo politico, Dizionario politico minimo è un testo destinato a diventare un punto di riferimento nel dibattito intellettuale.
Dal giornale «il Fatto Quotidiano»
di Luciano Canfora
Un’anticipazione dal Dizionario politico minimo di Luciano Canfora (a cura di Antonio Di Siena, Fazi Editore, 2024).
L’Occidente si è convinto di essere il mondo intero, ma non è così. L’Islam, la cultura cinese e africana producono altre sensibilità e modi di pensare.
Diciamo «No» al fascismo all’Università Statale Russa di Studi Umanistici.
Pubblichiamo un appello degli studenti dell’Università Statale Russa di Studi Umanistici (RGGU) per bloccare l’intitolazione della Scuola Superiore di Politica presso la medesima università al filosofo russo Ivan Aleksandrovič Il’in (1883-1954), che vide nel fascismo e nel nazismo gli strumenti ideali per combattere il bolscevismo in Unione Sovietica e nel mondo.
Dal sito della tv «Красная линия»
Gli studenti universitari hanno firmato una petizione contro la nascita di un centro universitario intitolato a Ivan Il’in in cui hanno sottolineato che il filosofo accolse positivamente l'avvento dei fascisti al potere, giustificò l'invasione dell’URSS da parte delle orde di Hitler con la necessità di combattere il bolscevismo, e in ogni il modo possibile promosse l'idea della necessità della nascita di un fascismo russo.
La risposta della direzione dell'istituto universitario non si è fatta attendere: dal punto di vista del rettore dell'università Alexandr Bezborodov la petizione sarebbe stata pubblicata da «agenti ucraini» e non da studenti. Il deputato del Partito Comunista della Federazione Russa Denis Parfenov si è espresso a sostegno dell’iniziativa studentesca e ha inviato un’interpellanza parlamentare al rettore dell'Università Statale Russa di Studi Umanistici per chiedergli conto della creazione di un centro educativo e scientifico intitolato al «filosofo fascista» Ivan Il’in.
A Nakanune.ru Denis Parfenov ha spiegato la sua posizione.
Denis Parfenov.
Fonte della foto: https://www.rline.tv/news/2024-04-26-d-a-parfenov-ilin-nam-ne-nuzhen-/
Quanta retorica è stata spesa sui giornali borghesi in occasione del 75° anniversario della fondazione dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord! Fiumi di parole sono scorsi sulla salvaguardia della pace e della stabilità internazionale, e soprattutto nel continente europeo. L’esatto contrario della verità, perché nella storia di questi decenni la NATO ha condotto interventi militari unilateralmente considerati “legittimi” e guerre cosiddette “umanitarie” in vari scenari mondiali, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Libia alla Jugoslavia, fino al palese coinvolgimento nell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina e all’appoggio a Israele nel suo tentativo di genocidio e deportazione del popolo palestinese.
In questo contesto colpisce l’atteggiamento dei Paesi europei e in particolare dell’Italia, guidati da politici miopi che si sono posti al servizio della politica imperialistica del USA, che utilizzano la NATO come una clava per imporre al mondo il proprio dominio politico ed economico.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.
Fonte della foto: https://www.adhocnews.it/nato/
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.
Fonte della foto: https://www.quirinale.it/elementi/5696#&gid=1&pid=5
Dal giornale «il Fatto Quotidiano»
di Marco Travaglio
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella cerca di convincere il popolo italiano che l’Alleanza Atlantica sia al servizio della pace e della giustizia nei rapporti internazionali. Evidentemente deve aver vissuto su un altro pianeta…
Dal periodico «Sinistra Sindacale»
Intervista a cura di Frida Nacinovich
Il professor Luciano Canfora è stato rinviato a giudizio dopo la querela di Giorgia Meloni che lui ha definito «neonazista nell’animo» in seguito alle parole di apprezzamento della Presidente del Consiglio per il battaglione neonazista ucraino Azov. In questa intervista al giornale della sinistra CGIL Canfora parla di fascismo presente e passato, di guerre e censura, di imperialismo e bellicismo.
Antonio La Penna (1925-2024).
Fonte della foto: https://www.quinewspisa.it/firenze-e-morto-la-penna-filologo-e-docente-alla-normale.htm
Il 9 aprile 2024 ci ha lasciati Antonio La Penna, insigne latinista e filologo classico, intellettuale originale impegnato in battaglie culturali e civili, marxista libero da appartenenze politiche e partitiche. Vogliamo rendergli omaggio proponendo all’attenzione del lettore tre contributi: il ricordo della nostra Maria Beatrice Di Castri, sua allieva alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze; un saggio che lo studioso Michele Feo, docente di Letteratura e Filologia medievale e umanistica, ha dedicato a La Penna recensendo sull’ottima rivista «Il Ponte» una sua raccolta di riflessioni su cultura e politica (Aforismi ed autoschediasmi), occasione per analizzare le vedute di un intellettuale che guarda oltre gli orizzonti della filologia e della cultura classiche e si impegna nel presente; infine, riproponiamo la recensione di Carlo Franco su «Alias Domenica» a un volume di Antonio La Penna di recente pubblicazione (Filologia e studi classici in Italia fra Ottocento e Novecento), una raccolta di articoli e interventi sulla storia della filologia e degli studi classici degli ultimi due secoli.
Dal quotidiano «il manifesto»
di Bruno Cartosio
Torna in libreria per Alegre Black marxism. Genealogia della tradizione radicale nera di Cedric Robinson.
«Con un approccio originale e provocatorio – spaziando dalla storia all’antropologia, dalle scienze politiche alla filosofia, dalla sociologia alla letteratura – questa monumentale ricerca di Cedric Robinson obbliga a riaprire la cassetta degli attrezzi del marxismo, a fare i conti con il suo eurocentrismo e con la sottovalutazione della dimensione strutturale della cultura nella nascita dell’economia politica moderna. Contrariamente alle aspettative di Marx ed Engels, secondo i quali l’avvento della società borghese avrebbe progressivamente razionalizzato i rapporti sociali, il razzismo ha finito per permeare anche le società emerse con il capitalismo, segnando le possibilità stesse di azione politica della classe lavoratrice. Robinson prova ad andare oltre questi limiti ripercorrendo biografie e analisi di pensatori neri come W.E.B. Du Bois, C.L.R. James e Richard Wright, ma la tradizione radicale nera che indaga ha un significato più antropologico che teorico: è il retroterra culturale africano – il vissuto quotidiano, la musica, le forme specifiche di religiosità – ad aver fatto da base per le originali esperienze di resistenza delle popolazioni nere in America e non solo. Robinson identifica così una politica rivoluzionaria proveniente da forme di vita e di pensiero non-occidentali, in grado di coniare concetti come “razzialismo” e “capitalismo razziale” e di estendere l’efficacia analitica delle categorie classiche marxiane» (dalla quarta di copertina del volume).
Suviana – Italia:
un altro capitolo nero nella guerra del lavoro
Dal quotidiano «l’Unità»
Intervista a cura di Umberto De Giovannangeli
«Oggi non c’è conflitto al mondo che non sia legato al grande equilibrio capitalistico tra l’economia americana debitrice e l’economia cinese creditrice, e alla pretesa degli Stati Uniti di risolverlo con il protezionismo».
L’economista Emiliano Brancaccio spiega le tesi contenute nel suo libro Le condizioni economiche per la pace.
Roma, foto scattata tra il 28 e il 31 ottobre 1922. Fascisti e squadristi accalcati durante un corteo a Roma con ritratti di Marx e Lenin presi da un circolo socialista devastato.
Autore: Adolfo Porry Pastorel. Fonte: Archivio LUCE.
Violenze fasciste 1919-1921
di Paolo Mencarelli
Mentre la crisi del sistema liberale si accentuava e con la fine dell’occupazione delle fabbriche sembrava esaurirsi l’azione rivendicativa (e almeno a parole rivoluzionaria) del movimento socialista, per i Fasci di combattimento si apriva una fase di attivo protagonismo. Rappresaglie e spedizioni punitive contro sedi municipali, sezioni socialiste e comuniste, cooperative e camere del lavoro, ma anche ritorsioni contro camicie nere e scontri con carabinieri e Guardia regia da parte di militanti del mondo operaio, contrassegnano il periodo della campagna elettorale […]
Anatolij Grebnev
Nel suo libro Appunti dell’ultimo sceneggiatore (Zapiski poslednego scenarista), Anatolij Borisovič Grebnev (1923-2002), autore della serie biografica in sette puntate Karl Marx. Gli anni giovanili (1980), ne racconta la genesi e la realizzazione tra Unione Sovietica e Repubblica Democratica Tedesca.
(URSS-RDT, 1980)
Serie biografica su Karl Marx in 7 puntate. Regia di L. Kulidžanov, sceneggiatura di A. Grebnev e B. Dobrodeev, interpretato da V. Kisëv, R. Blume, A. Safronov.
Versione sottotitolata in italiano disponibile integralmente su YouTube, a cura di Leandro Casini.
Antony Loewenstein
Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo
(Fazi Editore, 2024)
«Un tragico e inquietante resoconto di come Israele sia diventato un fornitore di strumenti di violenza e repressione brutale, dal Guatemala al Myanmar e ovunque se ne sia presentata l’occasione».
Noam Chomsky
«Una lettura irrinunciabile su un aspetto nascosto e scioccante della colonizzazione israeliana dei palestinesi. Abbiamo atteso a lungo un libro come questo che svela in che modo Israele utilizza l’oppressione della Palestina per potenziare le sue industrie militari e di sicurezza. Loewenstein mostra chiaramente che questo tipo di esportazione è oggi il contributo più significativo di Israele alla violazione globale dei diritti umani».
Ilan Pappé
Dal quotidiano «l’Unità»
Intervista a cura di Umberto De Giovannangeli
«I governi israeliani volevano cancellare l’identità dei palestinesi come popolo».
«Il sionismo sta portando alla distruzione dello statuto etico-spirituale dell’ebraismo. […] Netanyahu è la vera faccia del sionismo».
«Tre quarti della comunità internazionale la pensa come me. Ma non conta. Conta solo l’Occidente. L’Occidente è totalmente complice, perché ha permesso a Israele di calpestare la legalità internazionale».
«Ormai in televisione sono terrorizzati a chiamarmi. Perché io parlo così. In un dibattito, si fa per dire, televisivo c’è chi mi ha dato dell’antisemita. Una che non avrà mai letto neanche una riga dei grandi saggi che descrivono le cose, a partire da Chomsky e Pappé. […] E ora criminalizzano anche gli studenti che di fronte alla mattanza di Gaza hanno il coraggio e la determinazione di mobilitarsi, manifestare, trasformare l’indignazione in lotta. Io sto con loro. E con quei docenti e università che hanno rifiutato di partecipare ad un bando per la cooperazione scientifica con Israele in un campo in cui l’applicazione militare è nell’ordine delle cose. Dove sarebbe lo scandalo? Nel rifiutarsi di assistere in silenzio o addirittura di cooperare nell’etnocidio di un popolo?».
Hans Modrow (1928-2023).
Autore della foto: Hartmut Reiche. Di Bundesarchiv, Bild 183-1989-1113-054 /Hartmut ReicheDescrizionefotoreporter e fotografo tedescoAuthority file: Q110733560/ CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de
Fonte della foto: https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5424841
Anni ’80: la crisi della pianificazione sovietica
di Hans Modrow
Come si era ridotta l’economia pianificata sovietica alle soglie della perestrojka? Hans Modrow, dirigente della DDR negli anni Ottanta, ne parla brevemente nel suo libro di memorie sulla fine del primo stato socialista sul suolo tedesco.
Sovietici in coda per la penuria di prodotti durante la perestrojka.
Fonte della foto: https://cont.ws/@mastodont/2710174/full
Il 30 marzo 1918 veniva pubblicata la prima edizione del libro di V.I. Lenin Stato e rivoluzione.
«È più piacevole e utile fare “l’esperienza della rivoluzione” che scriverne!».
Stato e rivoluzione fu scritto da Lenin in clandestinità, in una capanna a Razliv, poco fuori Pietrogrado, nell’agosto-settembre 1917, quando la questione dello Stato e dell’atteggiamento del proletariato nei suoi confronti acquistò particolare importanza in termini teorici e pratico-politici. In esso, Vladimir Il’ič sviluppa la teoria marxista dello Stato. L’opera affronta questioni relative all’essenza dello Stato, alla dittatura del proletariato, alla rivoluzione socialista, al socialismo e al comunismo.
Il libro ebbe un ruolo enorme nel patrimonio teorico e ideologico del partito bolscevico e acquisì lo status di una delle opere fondamentali di Lenin.
Michail Sokolov, Lenin a Razliv (1947).
Fonte dell’immagine: https://dergachev-va.livejournal.com/364862.html
Gaza, 27 marzo 2024: distribuzione di cibo ai profughi.
Autore della foto: Mahmoud Issa / Anadolu.
Fonte della foto: https://www.aljazeera.com/news/liveblog/2024/3/28/israels-war-on-gaza-live-unarmed-palestinians-killed-buried-by-bulldozer
di Paolo Ferrero
«Voglio esprimere la mia piena solidarietà al Senato Accademico dell’Università di Torino che martedì scorso ha deciso di non partecipare ad un bando del ministero degli Esteri italiano relativo al finanziamento di progetti di ricerca tra Italia e Israele. La decisione, assunta “visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza”, è stata in questi giorni attaccata in modo forsennato e domani vi sarà addirittura una manifestazione di protesta convocata sotto la sede del rettorato.
Di fronte alla scelta dell’Università di Torino di dare un segnale di dissenso riguardo al massacro in corso a Gaza, abbiamo assistito ad una levata di scudi che la dice lunga sul degrado della nostra società».
Dal sito «L’ospite ingrato»
Ritrova oggi tutta la sua attualità una “lettera aperta” agli ebrei italiani che l’intellettuale Franco Fortini lanciò dalle pagine del «manifesto» il 18 gennaio 1989 firmandosi anche con il cognome – Lattes – del padre di origine ebraica.
«Ogni casa che gli israeliani distruggono, ogni vita che quotidianamente uccidono e persino ogni giorno di scuola che fanno perdere ai ragazzi di Palestina, va perduta una parte dell’immenso deposito di verità e sapienza che, nella e per la cultura d’Occidente, è stato accumulato dalle generazioni della Diaspora, dalla sventura gloriosa o nefanda dei ghetti e attraverso la ferocia delle persecuzioni antiche e recenti».
di Pietro Clemente
Antonio Gramsci nell’interpretazione dell’artista celebre per i murales di Orgosolo.
Dal giornale «il Fatto Quotidiano»
di Alessandro Robecchi
«Se esiste oggi una perfetta metafora del capitalismo, è la guerra: la disperazione di molti e il guadagno di pochissimi, quelli che un tempo si chiamavano “i signori della guerra”, sempre più signori e con sempre più guerre su cui lavorare, perché se l’affare è la guerra, la pace fa male agli affari. Ai loro».
Un documentario sulla storia locale
a cura dell’ANPI di Empoli
A Empoli, città tradizionalmente rossa, i fascisti faticarono non poco e radicarsi. Piccola Storia nella Grande Storia è un documentario realizzato da Giorgia Mariano e Manuel Carraro per l’ANPI di Empoli, nell’ambito del progetto Investire in Democrazia 2024.
Si tratta di una preziosa, ancorché sommaria, ricostruzione della storia del movimento operaio e della Resistenza empolese.
In futuro il nostro sito tornerà a parlare di un episodio fondamentale e controverso della storia dell’antifascismo empolese, i cosiddetti “fatti di Empoli”, con ulteriori materiali scritti e filmati.
Il generale vietnamita Vo Nguyen Giap (1911-2013).
Fonte della foto: https://www.wumingfoundation.com/giap/2011/08/centanni-di-vo-nguyen-giap/
Dal sito di «Wu Ming»
di Wu Ming
«Sia chiaro: per noi “Giap” non è tanto la Grande Personalità, il Nome Famoso, l’Eroe, il “battilocchio” la cui contemplazione distoglierebbe lo sguardo dai processi collettivi e di lungo corso. Al contrario, per noi “Giap” è molteplicità, “Giap” sta per le miriadi di persone che, ciascuna a suo modo, hanno contribuito alla decolonizzazione, alla lotta planetaria contro razzismo e colonialismo, alla presa di coscienza degli spossessati di vaste aree del mondo. Per noi “Giap” è il secolo, la parte del XX secolo che vale la pena continuare a interrogare, con spirito critico ma senza revisionismi cialtroneschi. Né replicare né rinnegare, assumersi la responsabilità del phylum che ci porta all’oggi, senza affannarsi a strappare pagine dall’album di famiglia per paura che le vedano gli sbirri della memoria. Vengano pure a perquisirci: noi non abbiamo vergogne» (Cent’anni di Vo Nguyen Giap, 2011).
Dal giornale «il Fatto Quotidiano»
a cura di Silvia Truzzi
In questa intervista il professor Canfora ci mette in guardia dall’illusione che fascismo e nazismo siano morti e sepolti da tempo. Il suo ultimo libro il cui titolo dice già tutto: Il Fascismo non è mai morto (Bari, Edizioni Dedalo, 2024).
«Ciclicamente rispunta una teoria autoconsolatoria che sentenzia: il fascismo è finito in un preciso giorno di 79 anni fa. Per chi abbia familiarità con i tempi lunghi della storia, questa appare però, senza eccessivo sforzo mentale, come una sciocchezza. E basterebbe del resto la cronaca del settantennio che abbiamo alle spalle per convincersi della vacuità di una tale teoria. Lo riprova inoltre quotidianamente la cronaca, che certo non ci rallegra: tanto più che – come un secolo fa – non si tratta di una questione solo italiana. Del resto, tutte le principali forze politiche del Novecento, dai cattolici ai neoliberali, passando per i socialisti, vivono, uguali e diverse, e variamente denominate, nel nuovo secolo. La partita, a quanto pare, è ancora aperta» (dalla quarta di copertina del libro).
Dal blog «socialismo del secolo XXI»
di Carlo Formenti
È uscito di recente in Italia L’ecosocialismo di Karl Marx (Castelvecchi Editore, 2023), del filosofo giapponese Kohei Saito. Lo studioso Carlo Formenti, autore di numerosi saggi su Marx, ce ne parla in questo articolo contestando in parte la tesi sostenuta da Saito secondo cui Karl Marx, nell’ultima parte della sua vita, sarebbe arrivato a considerare l’antagonismo fra capitalismo e ambiente come la contraddizione fondamentale del modo di produzione capitalistico.
«Distruggiamo definitivamente il burqa!»
«Lavoratrice dell’Oriente, entra nelle file dei costruttori del socialismo.
Liberati dalla schiavitù.
Vai in fabbrica.
Entra nel kolchoz.»
Dal canale Telegram «Коммунистический мир»
Uccise perché donne libere
“Chudžum” (“Offensiva”) fu un movimento per l’uguaglianza e l’istruzione delle donne attivo negli anni ’20 e ’30 nell’Asia Centrale sovietica e in Azerbaigian.
Una delle pagine più luminose ed eroiche dell’emancipazione delle donne dei popoli dell’Oriente è stata la lotta per eliminare il burqa come simbolo dell’oppressione e della schiavitù delle donne. Le mogli dei lavoratori uzbeki furono le prime a togliersi il burqa nel 1924 dopo l’emanazione del decreto sull’abolizione del prezzo della sposa.
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La lotta delle donne musulmane contro il burqa
“Chudžum” (“Offensiva”) fu un movimento per l’uguaglianza e l’istruzione delle donne attivo negli anni ’20 e ’30 nell’Asia Centrale sovietica e in Azerbaigian.
Una delle pagine più luminose ed eroiche dell’emancipazione delle donne dei popoli dell’Oriente è stata la lotta per eliminare il burqa come simbolo dell’oppressione e della schiavitù delle donne. Le mogli dei lavoratori uzbeki furono le prime a togliersi il burqa nel 1924 dopo l’emanazione del decreto sull’abolizione del prezzo della sposa. L’8 marzo 1927, su iniziativa del primo segretario dell’Ufficio per l’Asia Centrale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (Bolscevico), I. Zelenskij (il cognome è proprio questo!, ndt), in piazza Registan a Samarcanda, 10.000 donne uzbeke si tolsero i burqa e ne fecero un gran mucchio cui dettero fuoco. Nei tre mesi successivi altre 90.000 donne ripeterono il gesto, ben più che simbolico.
La campagna contro il burqa incontrò una feroce resistenza da parte del clero musulmano e dei conservatori. Nel 1927-1928 solo in Uzbekistan furono uccise più di 2.500 donne che facevano parte dei collettivi femminili, tra cui presidentesse di case della cultura e direttrici di biblioteche. Ad esempio, in Kirghizistan, l’attivista ventiduenne Alymkan Mamytkulova partecipava a incontri fra donne e studiava in una scuola per la liquidazione dell’analfabetismo. Suo marito ne era estremamente insoddisfatto, la picchiava regolarmente e infine la pugnalò a morte proprio durante il processo per la loro causa di divorzio. Ajnabjubju Džalganbaeva, membro del soviet di villaggio, era responsabile della cosiddetta “yurta rossa” (un’istituzione culturale ed educativa, una casa della cultura), frequentava programmi educativi ed era attiva tra le donne nel villaggio di Kyzyl-Tuu, nella provincia di Kočkor. Il marito, così come i parenti di lui, era molto scontento di questo tentativo di emancipazione e la picchiava duramente. Ajnabjubju lo denunciò sul giornale murale, lo lasciò e andò a vivere dai genitori, continuando a studiare e a lavorare. Successivamente il marito le tese un agguato e l’uccise, infliggendole 14 coltellate.
“Chudžum” contribuì ad ampliare gli orizzonti delle donne, a coinvolgerle nel lavoro dei club culturali e dei collettivi femminili e a risvegliare in loro il desiderio di conoscenza e di una nuova vita. Già all’inizio degli anni ’30 le donne dei popoli dell’Oriente sovietico erano lavoratrici attive nella produzione industriale e nei campi agricoli collettivizzati, partecipando attivamente alla lotta per aumentare la produttività del lavoro socialista.
Angela Davis.
Fonte della foto: https://www.globalproject.info/it/mondi/il-discorso-di-angela-davis-alla-womens-march-a-washington/20604
Dal sito «abbattoimuri.wordpress.com»
Il discorso pronunciato dalla famosa attivista afroamericana alla Marcia delle donne svoltasi il 21 gennaio 2017 a Washington
Francesco Del Casino a Orgosolo.
Autore della foto: Andrea Pagliantini.
Fonte della foto: https://andreapagliantini.com/2019/11/29/i-murales-di-francesco-del-casino/comment-page-1/
Dalla rivista online «tottusinpari.it»
Intervista a cura di Chiara Manca
Francesco Del Casino è un amico e compagno. Quando lo conobbi a casa d’amici comuni mi sorpresi nello scoprire che avevo di fronte l’iniziatore della tradizione dei murales del paese barbaricino di Orgosolo (Nuoro), dove si era trasferito in gioventù per insegnare Educazione Artistica nelle locali scuole medie. Erano i murales resi famosi in tutt’Italia a suo tempo dagli “Intervalli” della RAI. Da allora la sua carriera artistica si è sviluppata senza interruzione fino a raggiungere un traguardo che, per un senese, rappresenta la massima aspirazione: nel 2003 ha avuto l’onore di dipingere il drappellone del Palio di Siena del 2 luglio (vinto per pura coincidenza dalla mia contrada, la Selva).
Presentiamo un’intervista che l’artista senese ha concesso a una rivista sarda in occasione di una mostra personale di disegni e sculture su Antonio Gramsci svoltasi a Nuoro qualche anno fa.
Leandro Casini
Dal giornale «il Fatto Quotidiano»
Elena Basile
Prefazione di Luciano Canfora
Esce un volume dell’ex ambasciatrice Elena Basile, acuta osservatrice geopolitica e diplomatica, che critica l’approccio dell’Occidente ai conflitti attuali nel mondo: «Sono passati due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che continua a seminare lutti e disperazione. Un nuovo conflitto è sorto in Medio Oriente, come conseguenza della mancata soluzione alla questione palestinese che si trascina da più di un secolo. Le due crisi presentano il rischio di trasformarsi in guerre globali e nucleari, e i loro resoconti mediatici si basano sulla stessa narrativa dominante, sebbene gli scacchieri internazionali siano molto diversi: prevale un approccio di stampo etico e religioso, lo scontro tra il bene e il male, rispetto a un’analisi razionale e storica. Come mai? Non è una coincidenza. L’autrice illustra come i giochi strategici globali siano frutto di una visione patologica del mondo dell’Occidente che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici, focalizzandosi sulla supremazia militare e relegando in un angolo diplomazia e mediazione: si allontana così l’idea di un Occidente sano, possibile protagonista del nuovo riformismo, e si alimenta il bisogno di un nemico permanente, che è ormai dato per scontato dai governanti occidentali».
Presentiamo la prefazione che lo storico Luciano Canfora ha scritto in apertura del volume.
Impara quel che è più semplice!
Per quelli il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’abc; non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! Devi sapere tutto, tu!
Tu devi prendere il potere. […]
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Lode dell’imparare
Impara quel che è più semplice!
Per quelli il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’abc; non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! Devi sapere tutto, tu!
Tu devi prendere il potere.
Impara, uomo all’ospizio!
Impara, uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara, sessantenne!
Tu devi prendere il potere.
Frequenta la scuola, senzatetto!
Acquista il sapere, tu che hai freddo!
Affamato, afferra il libro: è un’arma.
Tu devi prendere il potere.
Non avere paura di chiedere, compagno!
Non lasciarti influenzare,
verifica tu stesso!
Quel che non sai tu stesso,
non lo saprai.
Controlla il conto,
sei tu che lo devi pagare.
Punta il dito su ogni voce,
chiedi: e questo, perché?
Tu devi prendere il potere.
1933
Bertolt Brecht
* * *
Lob des Lernens
Lerne das Einfachste! Für die
Deren Zeit gekommen ist
Ist es nie zu spät!
Lerne das Abc, es genügt nicht, aber
Lerne es! Laß es dich nicht verdrießen!
Fang an! Du mußt alles wissen!
Du mußt die Führung übernehmen .
Lerne, Mann im Asyl!
Lerne, Mann im Gefängnis!
Lerne, Frau in der Küche!
Lerne, Sechzigjährige!
Du mußt die Führung übernehmen.
Suche die Schule auf, Obdachloser!
Verschaffe dir Wissen, Frierender!
Hungriger, greif nach dem Buch: es ist eine Waffe.
Du mußt die Führung übernehmen.
Scheue dich nicht zu fragen, Genosse!
Laß dir nichts einreden
Sieh selber nach!
Was du nicht selber weißt
Weißt du nicht.
Prüfe die Rechnung
Du mußt sie bezahlen.
Lege den Finger auf jeden Posten
Frage: Wie kommt er hierher?
Du mußt die Führung übernehmen.
Bertolt Brecht
Bertolt Brecht (1889-1956).
Fonte della foto: https://orsomarsoblues.it/2015/02/lode-dellimparare/